domenica 1 dicembre 2013

Le "devadasi", da danzatrici sacre a prostitute bambine

Tempo fa l'India ha lanciato, primo paese asiatico, una sonda spaziale verso Marte, fra qualche polemica, confermandosi un paese dal grande fascino ma dalle mille contraddizioni: dai primati nelle scienze, dall'economia in forte sviluppo, dall'essere stato culla di grandi religioni, dal patrimonio di una grande diversità culturale ai fenomeni di fanatismo religioso e di odio sociale, alla povertà assoluta di gran parte della popolazione, al sistema delle caste, al permanere di tradizioni e riti antichi. Quasi emblematico e rappresentativo è il cosiddetto "sistema devadasi": originato da un culto Indù molto antico legato soprattutto ai riti propiziatori della fertilità e della prosperità, esso è ancora praticato in alcuni stati del sud dell’India, anche se è stato messo fuori legge, ormai degradato al solo aspetto sessuale più deteriore e privo dello spirito originario, religioso e artistico.


LE DANZATRICI SACRE. In questa pratica religiosa, giovani fanciulle in età prepuberale venivano consacrate a un Dio o a una divinità locale di un tempio indù, con un rito di iniziazione durante il plenilunio, perfezionato, quando le ragazze entravano nell'età puberale, con una seconda cerimonia in cui avveniva la loro iniziazione sessuale a opera di un importante personaggio, sacerdote, re o patrono del tempio.
A queste fanciulle viene dato l’appellativo di "devadasi", parola composta che, in sanscrito, significa letteralmente "schiava di dio": esse sono dedicate al piacere e al divertimento del dio del quale sono le “cortigiane” (soprattutto Yellamma, dea della fertilità, venerata nel cuore dell’India antica), non si sposano perché già sposate alla divinità (Nitya-Sumangali, “sposate per sempre”), non diventeranno mai vedove e questo è considerato di buon augurio. Oltre ai servizi per la divinità del tempio e per l'assistenza ai sacerdoti, svolgevano un complesso di atti rituali e di intrattenimento della comunità e della corte del re, patrono del tempio, accompagnavano i riti religiosi con danze (come il Bharatanatyam, la più antica delle danze tradizionali indiane), musica e canti. All’aspetto religioso era legato quello sessuale: le devadasi (chiamate anche “prostitute sacre”) erano parte della prostituzione religiosa praticata in India fin dal 3° sec. d.C. I loro rapporti erano con la casta sacerdotale dei Brahamani e con il re (râja), ma, in seguito, anche con i signori, patroni e mecenati del tempio dove esse vivevano[i]. I primi riferimenti alle devadasi sembrano comparire in un'iscrizione Tamil nel tempio di Tanjor (oggi Thanjavur) che risale al 1004 d.C., in cui veniva indicato in 400 il numero delle devadasi del tempio. Il Medioevo indiano (600 – 1500 d.C.) è stato il periodo di maggior diffusione e splendore di questa tradizione che aveva messo solide radici nella cultura indiana. Agli inizi, le devadasi provenivano da famiglie di casta alta, venivano educate ed avevano una cultura raffinata e umanistica: le sole donne, oltre alla regina, a saper leggere e scrivere, ad avere diritto di possedere beni. Erano selezionate e avviate alle arti e alla danza con il sostegno di râja e uomini importanti; la loro era considerata una casta e godevano di un alto stato sociale. Il numero delle devadasi nel tempio era spesso un indice della ricchezza e dell’importanza dei templi indù.

LA DECADENZA. Quando iniziò la decadenza dei templi e dei regni indù con le prime invasioni arabe e i saccheggi nel nord dell’India, anche lo status delle devadasi decadde e la pratica continuò soprattutto al sud. Durante il periodo coloniale inglese il sistema fu condannato come immorale e poi, con l'opera di evangelizzazione dei missionari cristiani, le ragazze delle caste elevate, istruite ed educate, abbandonarono i templi per avvicinarsi alla fede cristiana. Le devadasi, non più sostenute dai templi e dai loro mecenati divenuti meno potenti e ricchi, s’impoverirono e la loro professione degenerò: per sopravvivere, queste ragazze, ormai provenienti dalle caste inferiori, costrette a vivere da recluse, cominciarono a prostituirsi con i pellegrini e i visitatori del tempio.

IL CAMBIAMENTO. Il sistema mano a mano è mutato, sostenuto ancora da fattori quali religione, tradizione(desiderio di placare l’ira degli dei), povertà, arretratezza, superstizione (deformazioni della pelle magari causate da malattie, uno o più nodi tra i capelli, erano considerati segni che le bambine erano state scelte dalla dea Yellamma). E’ diventato una pratica alimentata dalle famiglie delle caste più povere: con il pretesto di continuare a mantenere viva la tradizione, genitori e nonne decidono che le loro figlie diventeranno devadasi quando sono ancora piccole. Il voto e la cerimonia avviene in segreto al raggiungimento della pubertà. Le fanciulle non intuiscono cosa le aspetta fino al momento in cui la loro verginità viene venduta ad un uomo del luogo di una casta alta o ad un parente. Il commercio dei corpi delle bambine viene giustificato dal "dovere verso la divinità", ma avviene per motivi essenzialmente socio-economici: la famiglia della devadasi non deve provvedere alla cospicua dote indispensabile per sposarsi e i genitori sperano di assicurarsi un sostegno per la vecchiaia. Generazioni di bambine, vendute per poco o per una misera rendita per la famiglia, non sono riconosciute come cittadine, non hanno padri, vengono private di relazioni affettive autentiche. Oggetto di biasimo e disapprovazione, diventano come schiave col dovere pseudo-religioso di soddisfare i desideri sessuali degli uomini della comunità, di ogni origine e casta. Nel tempo queste giovani, in massima parte della casta degli intoccabili[ii], sono diventate vere e proprie prostitute, molte di loro finiscono nei bordelli delle città indiane. Quelle più a rischio sono proprio le bambine delle devadasi che crescono nelle comunità matriarcali delle devadasi, comunità rigide che già esistevano all'interno dei templi. Si stima che il 70% delle bambine-prostitute indiane siano devadasi.

OGGI. Da tempo, autorità religiose e governative degli stati indiani stanno cercando di mettere fine al sistema delle devadasi. Nel 1984 lo stato del Karnataka ha proibito la grande festa popolare con cui, ogni anno, molte centinaia di bambine venivano consacrate alla dea Yellamma; ha consentito alle devadasi, contro la tradizione, di sposarsi, e i loro figli sono considerati legittimi. Nel 1988 il governo di Delhi ha dichiarato illegale il sistema delle devadasi in tutta l'India, ma, anche se proibito, esso continua a essere praticato clandestinamente negli stati del sud. Nello stesso Karnataka, una ricerca del 2008 di un organismo statale ha rilevato che, nel solo distretto di Raichur, vi erano 5.051 devadasi. Altri studi sottolineano che il sistema è ancora un'istituzione in alcuni templi indù. Di fatto, queste giovani non riescono a sposarsi, non trovano alternative al loro stato e sono indotte a proseguire nella prostituzione; alcune convivono per anni con un solo uomo che si prende cura anche dei figli, ma poi vengono abbandonate quando l'uomo decide di sposarsi. Esse devono crescere da sole i figli e vivono in grande povertà, senza entrate fisse, con le offerte magre e irregolari dei clienti; le meno giovani, sono costrette a mendicare o a svolgere i lavori più umili. C'è poi la piaga dell'AIDS, circa il 60% delle prostitute sono sieropositive, una delle più alte percentuali al mondo. E proprio i bambini sono i più vulnerabili e incontrano i problemi peggiori, non hanno un padre, sono disprezzati dalla società, non possono andare a scuola, per le bambine quasi sempre il futuro è di diventare devadasi come le madri.

L'EDUCAZIONE. Sono molte le iniziative e le campagne volte alla sensibilizzazione, alla prevenzione, alla riabilitazione e al reinserimento nella società di queste ragazze e donne. Il mezzo più potente ed efficace è quello dell'educazione: anzitutto delle donne devadasi, perché prendano coscienza della loro condizione culturale e dell'oppressione esercitata su di loro dalle credenze religiose per liberarsene, e poi della società perché capisca veramente che cosa è diventato il sistema devadasi e cessi la discriminazione verso queste donne e i loro bambini. Organizzazioni governative e non, missionari e istituzioni cristiane, associazioni umanitarie e di volontariato sono in prima linea in quest'opera di cambiamento: aiutano le ex devadasi, le donne che vogliono uscire da quel sistema e i loro figli, fanno formazione di base e professionale, educano i bambini, li aiutano a inserirsi nella scuola e li sostengono agli studi, aiutano le donne a raggiungere l'indipendenza economica insegnando un mestiere, fornendo varie forme di assistenza, e infine sopperiscono anche alle carenze del sistema sanitario (Vedi Progetto OPAM 1994). Il miglioramento della loro condizione culturale e economica può fare la vera differenza per le ex devadasi e per i loro figli.
Franco Di Tella




[i] Da uno studio per l’UNESCO del 1982 su un "approccio culturale alla prevenzione e alla cura dell’AIDS"
L’origine e l'esistenza della prostituzione sacra in India è stata imputata a diversi fattori. Il fatto che i templi richiedevano persone completamente dedicate al loro servizio era il principale; questo, a sua volta, ha portato alla convinzione che la consacrazione alla divinità, la dedizione delle donne e la loro accettazione della pratica sessuale, avrebbe placato gli dei e garantito la fertilità. Quindi queste donne hanno sviluppato un loro status sociale, ruoli e rituali, partecipando a cerimonie religiose e di buon auspicio per la comunità. Nel corso del tempo, la consuetudine ha incoraggiato lo sfruttamento di donne di una parte della società - in particolare delle famiglie povere delle caste inferiori da parte degli uomini delle altre caste, per appagare il loro desiderio avendo anche il pretesto dell’approvazione religiosa. Vengono indicati anche altri fattori che potrebbero aver contribuito a questa sub-cultura (la lista è ripresa da uno  studio del sociologo indiano Prof. Shankar Jogan, dell'Università di Mangalore):
·         l'usanza di dedicare le ragazze ai templi si impose come un sostituto dei sacrifici umani, per placare le divinità e garantire in tal modo la loro benedizione per la comunità
·         è un rito per propiziare la fertilità della terra e l'aumento della popolazione umana e animale
·         è parte del culto fallico, che esisteva in India dai primordi
·         probabilmente la prostituzione sacra nasce dalla consuetudine di dare ospitalità anche sessuale agli sconosciuti, e se le spose mortali di una divinità avessero offerto questa ospitalità, la prosperità sarebbe stata assicurata
·         l'unione sessuale con le danzatrici-prostitute sarebbe stata considerata un sacramento, simbolo dell'accoppiamento tra cielo e terra che rende fertili i campi 
·         il sistema Devadasi rappresentava un culto licenzioso offerto da una parte della società, asservita agli interessi degradati della classe sacerdotale
·         il sistema Devadasi era una consuetudine volutamente creata in India per consentire lo sfruttamento delle caste inferiori da parte delle caste e classi superiori, favorendo la creazione di un ordine di prostitute autorizzate a svolgere la loro professione con lo scudo protettivo delle credenze religiose. Il sopravvivere del sistema a causa della povertà assicura ai maschi delle classi superiori la disponibilità delle donne di casta inferiore per soddisfare il loro desiderio carnale.

[ii] Attraverso il rito del passaggio alla pubertà l'intoccabile diventa "sacra", così anche l'uomo di casta elevata può avvicinarsi a lei

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