venerdì 1 ottobre 2010

Dal diamante alla grafite ... viaggio di ritorno dall'inferno

La triste realtà dei "bambini minatori" nella Rep. Dem. del Congo

"Dai diamanti non nasce niente..." queste le parole di una famosa canzone di Fabrizio De André... ma purtroppo non sempre questo è vero, soprattutto se, fuor di metafora, ci si riferisce a quelle pietre spesso usate come simbolo di "eterno amore". E invece dai diamanti continuano a nascere guerre.
Protocolli internazionali, come quello  di Kimberley (*), sono nati proprio per assicurare la tranciabilità della provenienza di queste gemme preziose. Tali norme dovrebbero servire a bloccare il commercio dei diamanti provenienti da zone di conflitto armato e che serve a finanziare il traffico d'armi e a mantenere le guerre stesse.  Ma lo scandalo continua. La legislazione c'è ma spesso resta disattesa. Oltre il protocollo di Kimberley, altre normative internazionali cercano  di tutelare non solo la tracciabilità della provenienza dei diamanti ma anche i diritti dei minori: cfr. l'art. 19 della Convenzione sui diritti del fanciullo (CRC), art. 15 della Carta africana sui diritti e il benessere del bambino, la Convenzione dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) sulle forme peggiori di lavoro minorile e gli art. 3 e 6 del Codice congolese del lavoro, che risulta essere uno dei più avanzati in termini di prevenzione del lavoro minorile. Purtroppo però queste norme restano spesso unicamente sulla carta e vengono riesumate solo in occasione delle giornate mondiali per l'infanzia. Si calcola che oltre 43 mila bambini lavorino nelle miniere della Repubblica Democratica del Congo.