“Qualcuno pensa che oggi non sia più il caso di parlare di opere di misericordia, perché questo discorso sa di una mentalità ormai superata.Oggi, i valori emergenti sono quelli della giustizia e della solidarietà.Ma se si vuole che i discorsi sulla giustizia e la solidarietà, la condivisione, la partecipazione finiscano di essere solo parole per diventare tessuto di esistenza e isoirazione di vita, è necessario non perdere di vista la Misericordia di Dio, che fonda il dovere della misericordia fraterna" (Card. Anastasio Ballestrero)
La misericordia cristiana non va confusa con
un generico sentimento di buonismo. Essa nasce da Dio, anzi è la “struttura”
stessa di Dio, il cui nome è “Misericordia” e che si esprime nel suo
comportamento verso il peccatore. In ultima analisi Gesù è venuto per
manifestare fino all’estremo dono di Sé il Volto benevolo di Dio che nel
crocifisso raggiunge il peccatore nella sua più estrema lontananza, là dove
egli si è perduto e allontanato da Lui, nella speranza di poter così intenerire
il suo cuore indurito”, come ci rammenta il papa nel suo Messaggio per la
Quaresima di questo anno Giubilare.
E’ appunto la Misericordia di Dio che
trasforma il cuore dell’uomo, rendendolo a sua volta misericordioso,
motivandoci all’amore del prossimo e animando quelle che la tradizione della
Chiesa chiama le Opere di misericordia corporale e spirituale. Esse ci
ricordano che la nostra fede si traduce in atti concreti e quotidiani destinati
ad aiutare il nostro prossimo nel corpo e nello spirito e sui quali saremo
giudicati alla sera della nostra vita. Per questo il papa auspica che durante
il Giubileo e specialmente la Quaresima si rifletta sulle opere di misericordia
“Sarà un modo - dice – per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita
davanti al dramma della povertà e per entrare sempre più nel cuore del Vangelo,
dove i poveri sono i privilegiati della Misericordia divina. Nel povero,
infatti, la carne di Cristo diventa di nuovo visibile come corpo martoriato,
piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi riconosciuto,
toccato e assistito con cura”.
E’ proprio prendendoci cura del povero che
possiamo scoprirci peccatori, perché ci rendiamo conto di quanto viviamo
alienati, accecati di fronte alle ingiustizie, alle strutture di peccato di uno
sviluppo fondato sull’idolatria del denaro che rende indifferenti di fronte al
destino dei poveri le persone e le società più ricche, le quali chiudono loro
le porte, rifiutandosi persino di vederli. E’ quanto succede in modo lampante
nell’Europa dei nostri giorni.
In questo mondo sempre più duro, violento ed
egoista, che ci sconcerta e ci allarma ogni giorno di più, saranno i piccoli e
i poveri a salvarci, facendoci scoprire la nostra povertà e la falsità degli
idoli del sapere, del potere e del possedere a cui ci rivolgiamo per placare la
nostra sete di felicità. Ci scopriremo dei poveri mendicanti bisognosi di
misericordia. Scopriremo che nelle opere di misericordia, come può essere
quella di prendere a cuore il presente ed il futuro di un bambino, si cela un
itinerario di santità per chi le pratica; che nella misura in cui siamo
misericordiosi diventiamo più cristiani, più coerenti col Vangelo, più a
contatto col mistero personale di Gesù, e in conclusione che è più grande il
beneficio che ne riceviamo che non quello che diamo agli altri.
Vorremmo aiutarvi a riflette su quali opere di misericordia sono contenute in un piccolo grande gesto come quello di impegnarsi nell'adozione a distanza di un bambino o di un giovane che desidera veder realizzato il suo diritto di andare a scuola.
Non perdiamo l’occasione di questo Giubileo
per rivedere alla luce delle opere di misericordia la nostra vita. Lasciamoci
raggiungere dalla Misericordia di Dio che è capace di trasformare il nostro
cuore di pietra in un cuore di carne. E potremo vedere spuntare l’alba di
giorni migliori.
Don Aldo Martini
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